Il 12 dicembre 1980 usciva Sandinista, il triplo vinile dei Clash.
Io l’acquistai nella primavera del 1981 e lo capii due mesi dopo, come testimoniai epicamente nel mio diario di scuola.
Come Kurt Cobain, all’inizio rimasi spiazzato dalla quantità di reggae, dai missaggi dub, dai brani rap-funky, dopo aver adorato London Calling, il primo disco, Tommy Gun e altri capolavori.
Come evidente nella vignetta passai direttamente all’idolatria più sfrenata, ho le buste dei vinili del disco ricoperte delle frasi più adoranti che abbia mai scritto su un disco. E ovviamente tanti scarabocchi, come questo maldestrissimo disegno dei miei eroi.
Gli amici con i quali scambiavamo e ascoltavamo i dischi rimasero coinvolti fra condivisioni e scazzamenti laceranti sul disco, parteciparono con insulti, dediche, battute, poemi, schiaffi a mano piena, tagli di gomme, abbracci riconciliativi, tigelle, bho sono passati 40 anni, non è che ricordo benissimo.
Anni dopo, con l’avvento del CD fu uno di quei dischi che comprai in digitale. Ovviamente adesso ce l’ho anche nei preferiti di Spotify.
Fra i tutti i brani che adoro di questo disco, cito Washington Bullets, meraviglioso manifesto politico sui diritti umani, con la frase omaggio
"please remember Victor Jara in the Santiago Stadium"
che mi fa sempre spuntare una lacrima ad ogni ascolto, The Magnificent Seven, capolavoro di testo rap di Joe Strummer, If Music Could Talk (se la musica potesse parlare) con il suo doppio cantato su canali stereo separati, Lose This Skin con già i suoni dei futuri Mescaleros di Joe, e tutti gli altri incredibili brani.
[Left Channel]
(If Music Could Talk)
“Make sure!
Takin’ cover in the bunker tonight
Waitin’ for Bo Diddley’s headlights
If music could talk
I feel alright
Gotta Fender Stratosphere
I can do anything tonight
It’s in neon lights an’ global rights
Frank? He’s on the phone”
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