Tutti abbiamo fatto dei propositi all’inizio del lockdown del 2020.
“Imparerò a suonare l’ukulele tenore”, “Dipingerò lo sgabuzzino”, “Guarderò tutto Breaking Bad, ma alla rovescia e con i sottotitoli in tedesco”.
Cose così, e anch’io ovviamente avevo i miei. Alla fine non ne ho realizzato nessuno, persino il lievito madre mi è venuto malissimo.
Però, senza veramente accorgermene, se non alla fine di maggio, ho alimentato un percorso di conoscenza, di approfondimento che piano piano mi ha attirato in una spirale di binge watching, binge listening e binge reading su Bob Dylan, che oggi 24 maggio 2021 compie 80 anni.
Bob Dylan in effetti è un pozzo senza fondo. Una carriera discografica di 60 anni. Più che uno e trino si potrebbe dire che è uno e un milione, ha un catalogo di canzoni sterminato, se poi aggiungiamo anche i bootleg e tutte le registrazioni su YouTube dei suoi endless tours.
Prima ho girato sul web, tanta roba, certo, ma ho iniziato a leggere libri e biografie, (re)iniziando da quello che avevo in casa, e poi me ne sono procurati e letti altri ossessivamente, questi:
- Chronicle Vol.1 – Bob Dylan (autobiografia)
- Bob Dylan – Alan Rinzler (bio-discografia fotografica)
- Down the highway – Howard Sounes (bio)
- No direction home – Robert Shelton (bio)
- Bob Dylan, all the songs – Philippe Margotin (bio-discografia)
- Bob Dylan – Andy Gill (bio)
- A freewheelin’ time – Suze Rotolo (autobiografia)
- Listen up! – Mark Howard (vedi mio post)
Inoltre mi sono visto/rivisto i docu-film Rolling Thunder Revue, No Direction Home, Don’t Look Back, The Waltz, The Concert of Bangladesh e altro, oltre a riascoltare tutti i dischi, le versioni di altri interpreti, Bootleg Series compresi e acquistato il fenomenale Rough and Rowdy Days del 2020 in vinile.
Alla fine la risposta ritenuta impossibile su chi sia Bob Dylan, definito come sfuggente, cangiante, un film dedicato a lui si chiama addirittura “Io Non Sono Qui”, secondo me la si trova.
Ci sono le biografie come quella di Shelton alla quale ha parecchio collaborato, ci sono diverse interviste nelle quali si è esposto non poco, i 60 minutes recenti o una famosa intervista a Playboy, c’è tantissimo lì dentro. E poi ha scritto un’autobiografia, Chronicles Vol.1.
Ecco partiamo da lì, me la sono riletta per la terza volta, comincio a imparare alcune parti a memoria e ho una playlist su Spotify per tenere traccia di molte canzoni che cita.
La risposta su chi (e quanti chi) sia o sia stato è nei testi delle sue canzoni. Punto. anche ovviamente chi non è più. Ma dentro ci sono i suoi ideali, le sue amanti e mogli, ma soprattutto, in un gioco semplice di specchi, i suoi (non pochi) sbagli e torti, e ciò che veramente appassiona Dylan: le canzoni.
Le canzoni degli altri, se pensate che arrivò addirittura ad imitare nella voce e dell’accento il suo idolo giovanile Woody Guthrie, imparandone almeno 200 canzoni, e che non parlò con nessuno per giorni alla morte di Elvis Presley.
Fra le tantissime parole e interviste di Bob, suggerisco il discorso che ha tenuto, con il cuore in mano, alla premiazione Musicare del 2015.
Contiene secondo me le parole migliori per riconoscerlo nella sua passione per la musica, e volergli davvero bene.
Dalle pagine dell’incredibile sito, benchè graficamente orrendo 🙂 di maggiesfarm.eu ecco la traduzione integrale del discorso.
Infine, mi sono divertito a scarabocchiare una storiella, un po’ inventata e un po’ no, eccola qui:
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